Rivoglio la mia Italia

La mia prigione, di Chico Forti


13 giugno 2009

LA MIA PRIGIONE di Pelli-Chico

Da pochi giorni sono tornato alla massima sicurezza, sono adesso nel dormitorio G, una fotocopia dell'H a circa 50 metri di distanza. E' stata una bella esperienza la breve permanenza nell'open bay! Anche se per via di quella finestra non ho dormito molto! :-)
Oggi ho ricevuto la visita di Roberto che con mille stratagemmi, due barzellette e l'inno sardo e' riuscito a strapparmi un sorriso per la fotografia che voleva.
Mi porta sempre i saluti di tutti voi e ciò' mi fa molto piacere. Posso guardare Roberto negli occhi e leggerci la convinzione della mia innocenza. La nostra amicizia e' diventata cosi' forte che e' ormai epidermica. Finisco le sue frasi, come lui fa con le mie. Abbiamo tanto in comune.
Lo zio Gianni e Wilma hanno dato e continuano a dare (fino a che c'è' ne'!) il sangue per la mia causa, ma loro sono famiglia e lo capisco: Roberto ha una famiglia sua, eppure mi ha adottato.
Andrea e' il motore inarrestabile del sito. A volte mi domando dove trova l'energia. Sono fortunato ad avere un amico cosi' accanito. Alberto ha avuto questa idea fantastica di raggrupparvi, spero la puntata sia sul cavallo giusto. Daniel, con saggezza, completa questo quadro virtuale di rara qualità' e contenuto. Credo che si tratti più' di un capolavoro di Van Gogh che della “faccia d'un libro”...
Mi sto adattando a questo nuovo dormitorio. Nuovi vicini, nuovi supervisori, io cerco di non fare l'elefante nel negozio di ceramiche. C'è' un solo telefono per 64 persone e si possono fare solo 18 telefonate in giorno feriale. C'è' gente che aspetta 3 giorni per il turno della telefonata. Io uso il vecchio sistema di Marco Polo in Cina, i Conquistadores spagnoli nei Caraibi e gli italiani in Russia prima della rimozione del muro. Solo che invece d'usare stoffe colorate, perline brillanti e calze e blue jeans, uso biscotti e cioccolata! Insomma trovo il posto un po' più' facilmente di tanti altri (grazie a voi!). Le mie chiamate sono limitate a Mamma, Stefano, i bambini, zio Gianni, Wilma e Roberto. Loro sono la mia finestra sul mondo esteriore. Spero vi faccia piacere sapere di come me la passo qui dentro, tanto quanto a me fa piacere scrivervi. Purtroppo non posso farlo tutti i giorni e devo centellinare per non attirare troppo l'attenzione, i cosiddetti “abusi di servizio” (quando dai loro troppo lavoro) sono spesso soggetti a sospensioni.
Ho visto la copertura che i media americani stanno dando al processo di Amanda, ridicolizzando il sistema legislativo italiano, descrivendolo come un teatro di pupi siciliani. L'intera nazione americana professa appoggio contro questa cosiddetta ingiustizia.
Dicono che e' stata torturata fisicamente e psicologicamente per più' di 10 ore e costretta a confessare e che e' il giudice del processo che dovrebbe essere sul baco degli imputati. Le fanno sapere ad alta voce che credono nella sua innocenza, e lo fanno al alta voce.
Quasi come e' capitato a me... scusate l'ironia! E' un paragone palindromico. Il vostro gruppo e' l'unico che ha mosso un po' l'oceano di indifferenza! Fino ad ora il sistema politico italiano purtroppo non ha nemmeno scalfito l'armatura protettiva del sistema giudiziario americano a livello di stato (Florida in questo caso).
Ancora una volta il governo italiano fa richieste usando guanti bianchi e parole gentili. La stampa e televisione getta secchiate di fango sull'Italia come nel caso di Amanda, mi sembra un po' rotta questa bilancia! Eppure tutto questo, oltre all'amore per i miei figli, famiglia e amici, tiene vivo il fuoco dentro di me, la voglia di lottare fino all'ultimo respiro. Non preoccupatevi che non mollo! Fino che c'è' vita c'è' speranza, e' proprio vero! E magari anche oltre... Non mi dispiacerebbe come spirito fantasma, andare a tirare i piedi a Rubin e compagni nel bel mezzo della notte! :-)
Oggi e' un caldo bestiale, e nella cella e' ancora più' caldo. Il mio nuovo compagno di cella “Stretch” ha inventato un sistema di ventilazione con asciugamano, giornale, cambrette di plastica ed un paio di elastici estratti dai calzoncini (cosi' poi li porto bassi, credo che sia la moda adesso...), così da dirigere quel poco d'aria che entra dalla grattugia verso di noi. Meglio di niente!
Stretch (come stirarsi) non so il suo vero nome, ha 33 anni, e' un americano bianco specializzato in furto d'abitazioni non occupate. Ne faceva 10 al giorno. I proventi gli duravano una settimana! E' forse il migliore compagno di cella che ho avuto. L'ho già' fatto smettere di fumare e masticare tabacco gli sto insegnando l'alfabeto italiano. Mi dice che si ritiene fortunato perché' sono capitato nella cella con lui. Mi bombarda di domande, giorno e notte (che sia una prerogativa dei letti a castello?). Gli mancano due anni di sentenza da scontare. Ha il corpo ricoperto di tatuaggi, incluso una lacrima sotto l'occhio destro. Gli ho chiesto se ne conoscesse il significato e, con grande sorpresa, gli ho spiegato che corrisponde al togliere una vita (due lacrime, due vite... un po' come il barone rosso con le croci sul suo biplano durante la prima guerra mondiale). Quando entrava nelle case, la maggior parte vuote ed in vendita, rubava principalmente gli elettrodomestici che rivendeva ai vari negozi locali (ben coscienti dell'illecita provenienza) dai 50 ai 100 $ per articolo (se di marca ed in buono stato). C'è' da domandarsi chi fosse più' criminale: lui che rubava per mantenere la dipendenza alla marijuana od i ricettatori perbenisti?! Mi ha detto oggi che vuole andare in Texas per completare il periodo di libertà sotto supervisione (6 mesi) e poi vuole viaggiare. Sebbene lo conosca solo da pochi giorni, credo che sia realmente cambiato. Incomincio' a rubare quando sua madre si ammalo' di cancro. L'anno in cui morì non li importava più se lo beccavano o meno, era senza motivazioni per continuare a vivere. Chissà forse e' una fortuna che è finito qui a ripulirsi. Ha visto le mie foto di Trento, delle Dolomiti, di Torbole e della Sicilia e si e' invaghito dell'Italia. Gli ho detto che se non gli ritorna il vizietto che lo ha portato qui, puo' sempre andare in Italia; se poi Dio vuole, e con il vostro aiuto, magari potrò' essere lì a fargli da “chaperon”.
In questa nuova cella non c'è' elettricità dopo le 11 di sera e quindi non riesco a scrivere perché' e' buoi totale: sono le 10 e 58 e l'ora del “master count” il conteggio principale, vi saluto prima che spengano le luci. Vado a dormire ( per modo di dire perchè, come al solito, viaggiero' per qualche ora nei ricordi del passato, sognando ad occhi aperti).
Mi sento meno solo, perché' vi sento vicini!
Un bacio, Chico

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